La fine del restauro del famoso gruppo bronzeo La Decollazione di San Giovanni del Battistero di Firenze, ha fatto riscoprire, con una grande mostra, un grande scultore e architetto del Rinascimento, Vincenzo Danti.
Perugino di nascita, ma fiorentino di adozione lavorò per lungo tempo per la famiglia Medici al fianco del Giambologna. Viene comunemente definito l'allievo di Michelangelo, anche se i due non lavorarono mai insieme. Ma il Danti crebbe nel mito dell'artista studiandone attentamente le forme stilistiche. Le sue opere sono infatti ispirate da quelle michelangiolesche, prese spesso come modello di perfezione, come dimostra la grande statua bronzea di Giulio III (1553-55) che si rifà alla statua di Giulio II.
Le tante opere del Danti sono conservate nei principali musei in tutto il mondo, ma è tra Firenze e Perugia che possiamo ammirare i suoi capolavori, come l'inestimabile gruppo marmoreo L'Onore che vince l'inganno, conservato al Museo del Bargello di Firenze.
La Vita
Vincenzo Danti nasce a Perugia nel 1530 e segue dapprima le orme del padre Giulio, orafo. A soli 25 anni, nel 1555, gli viene commissionata la statua bronzea di Giulio III per il Duomo di Perugia.
Un breve soggiorno a Roma gli permette di affinare la sua arte orafa e di studiare da vicino le opere del grande maestro, Michelangelo. La figura del Buonarroti è infatti importantissima per il Danti, tanto da venir soprannominato il discepolo di Michelangelo, pur non avendolo - probabilmente - mai conosciuto.
Grazie alla sua fama di "enfant-prodige" viene chiamato alla corte dei Medici di Firenze, dallo stesso Cosimo I, grazie anche al suo concittadino e protettore Sforza Almeni, ministro consigliere del Duca. E' qui, a Firenze tra il 1557 e il 1573, che si forma affermandosi come un grande artista rinascimentale e crea le sue opere più belle tra cui L'Onore che vince l'inganno (Bargello), la Madonna con bambino in Santa Croce e le due statue dell'Equità e del Rigore agli Uffizi.
Nonostante il successo, nel 1573 il Danti lascia Firenze e rientra a Perugia, dove morirà solo tre anni dopo (1576) ancora giovanissimo.
Le Opere
Nonostante Vincenzo Danti sia stato un grande scultore del Rinascimento - ma anche architetto e scrittore - è per lo più sconosciuto ai molti. Certamente il suo anonimato oggi è dovuto al fatto che lavorò alla corte di Cosimo I insieme ad altri illustri artisti come Baccio Bandinelli, Benvenuto Cellini, Tribolo, Bartolomeo Ammannati, tutti oscurati dall'ombra del genio del grande Michelangelo Buonarroti.
Il Danti viene spesso accostato a Michelangelo, venendo definito il suo discepolo ideale, poichè i due non si sono forse mai conosciuti. Ciò nonostante il Danti prese le opere di Michelangelo a modello, le studiò minuziosamente in tutti i particolari e cambiò il suo modo di concepire l'arte "concludendo che chi voglia incaminarsi per buona e diritta via alle tre arti del disegno deve cercare di imitare con tutte le forze e potere il Buonarroti".
L'influenza è ben visibile nella sua prima opera giovanile, il grande bronzo di Giulio III (1555) ispirato al prototipo perduto della statua michelangiolesca di Giulio II. Quest'opera, meraviglia per la maestria con cui è stata eseguita, segna il passaggio dell'artista da orafo a scultore ed è considerata uno dei più imponenti bronzi monumentali del Rinascimento.
Giunto a Firenze, si cimenta nella fusione di un grande gruppo bronzeo con Anteo e Ercole fallendo però per ben tre volte. Nonostante il cattivo esodio, il Vasari gli commissiona due rilievi bronzei: uno per lo sportello della cassaforte di Cosimo I e l'altro con la Storia di Mosè e il serpente di bronzo, per l'altare di una cappella, in cui dimostra tutta la sua maestria di orafo.
Decise poi di scolpire il marmo, come Michelangelo, ed eseguì per il suo protettore Sforza Almeni lo splendido gruppo L'onore che vince l'inganno, ispirato dalla vittoria di Firenze su Pisa e realizzato imitando il tema michelangiolesco delle due figure nude. L'Onore ebbe grande e duraturo successo, tanto che il granduca Pietro Leopoldo, nel 1775, lo spostò in un punto dominante del giardino di Boboli.
Successivamente realizzò il gruppo bronzeo della Decollazione di Giovanni Battista (1571), patrono della città e titolare del Battistero a cui era destinato. Nonostante siano di bronzo, le statue sono vive, flessuose nei movimenti. Sicuramente questo gruppo rappresenta uno dei capolavori del Danti e di tutto il Rinascimento.
Un'altra delle tante opere del Danti che merita attenzione è la statua di Cosimo I in veste di Augusto, creata nel 1572 poco prima di lasciare Firenze. La statua doveva essere posto al centro tra le due personificazioni dell'Equità e del Rigore.
Vincenzo Danti è quindi tra i più grandi e illustri scultori Rinascimentali, le cui opere hanno reso Firenze la culla del Rinascimento.
Danti a Firenze
Vincenzo Danti, grande scultore rinascimentale, passo parte della sua vita a Firenze alla corte di Cosimo I. E' per questo che alcune dei suoi capolavori sono conservati nei più prestigiosi musei fiorentini.
Al Museo del Bargello sono custodite le opere che Cosimo I commissionò al Danti, tra cui la statua in marmo raffigurante Cosimo I in veste di Augusto, lo spettacolare gruppo marmoreo de L'Onore vince l'Inganno e i due bassorilievi in bronzo commissionati dal Vasari.
Alla Galleria degli Uffizi, sulla testa della Galleria, si trovano le due statue di marmo rappresentanti le personificazioni de L'Equità e il Rigore.
Nella Basilica di Santa Croce si trova invece una statua in marmo raffigurante una Madonna con bambino.
L'opera più rappresentativa del lavoro del Danti, il grande gruppo bronzeo raffigurante La Decollazione di San Giovanni si trova al Museo dell'Opera del Duomo. I bronzi sono stati completamente restaurati nel 2008, anno in cui Vincenzo Danti fu celebrato da Firenze con una grande mostra monografica.