Per chi cerca bellezza, arte e ispirazione c’è sicuramente un luogo speciale capace di accogliere in silenzio, dove lo spirito trova stupore e raccoglimento: il Chiostro dello Scalzo (Via Cavour 69).
Il chiostro costituiva l'atrio di accesso alla cappella della Compagnia dei Disciplinati di San Giovanni Battista, fondata nel 1376. La Compagnia si radunava, fino al 1407, nella chiesa di San Jacopo in Campo Corbolini, prima di trasferirsi in una casa in via San Gallo di proprietà dei padri officianti la chiesa di San Giovannino dei Cavalieri. Di tutti i loro ambienti resta oggi solo il famoso Chiostro dello Scalzo, affrescato da Andrea del Sarto e dal Franciabigio con le Storie del Battista.
La denominazione “dello Scalzo” si deve al fatto che i confratelli ed il portacroce durante le processioni camminavano a piedi nudi. I membri di questa compagnia vestivano abito scuro, cilicio e cappuccio, come indicato dalle terracotte invetriate nella lunetta sopra al portale di accesso al Chiostro. Lo stemma della confraternita è ben riconoscibile nella lunetta, con una mezza figura del Battista in campo azzurro. Sono ben visibili i sui attributi: pelle di cammello, aureola e croce d'oro. Il Santo presenta dimensioni più grandi rispetto ai confratelli in segno devozionale dei committenti.
L’edificio semplice ed armonioso fu eretto su progetto di Giuliano da Sangallo e rivestito lungo il porticato con colonnine corinzie in pietra serena da un’elegante decorazione a monocromo, suggestiva e allo stesso tempo molto economica per i committenti. La fama del luogo si deve proprio ai celebri affreschi del pittore fiorentino Andrea del Sarto, che faceva parte della confraternita. Gli affreschi furono realizzati a più riprese, dal 1509 al 1526, raffiguranti scene della Vita del Battista, Santo Patrono di Firenze e della Confraternita, e le Virtù ai fianchi delle porte di accesso.
Gli affreschi
L'ordine delle scene dipinte non corrisponde all'ordine di realizzazione cronologico. Le scene centrali sono le più antiche e due riquadri della vita del San Giovanni furono realizzate dall’amico Franciabigio (Francesco di Cristofano, 1482-1525) fra il 1518 ed il 1519 mentre Andrea del Sarto si recò in Francia alla corte di Fontainebleau. Il re Fratesco I° in persona aveva richiesto a corte la presenza del pittore, tant’era la sua fama di “pittore senza errori” ben oltre i confini di Firenze. La galleria d'immagine sotto ha foto degli affreschi.
Gli affreschi dipinti a monocromo, senza colori, né oro, né blu d’oltremare, si articolano in dodici momenti dedicati alle vicende di San Giovanni Battista e quattro riquadri più stretti raffiguranti le quattro Virtù (Fede, Speranza, Giustizia, Carità). /p>
Carità (1513), Fede (1523), Giustizia (1525), Speranza (1523)
L'ampio arco di tempo fra un affresco e l'altro permette di vedere l'evoluzione stilistica dell'artista del pittore fiorentino Andrea del Sarto e, più in generale, della pittura fiorentina di quel secolo: dal Battesimo di Cristo (1509 - 1510), di sobria impronta quattrocentesca dipinta dal maestro giovanissimo, a scene sempre più concitate, derivate dal confronto con il dinamismo di Michelangelo, che ispirerà lo stile manierista, ricco di figure in movimento, spesso nude, e virtuosismi pittorici, che ispirarono tutta la generazione successiva di artisti. Gli affreschi del decennio del 1520 sono legati alla sua maturità, caratterizzata da figure più solenni e maestose, ma sempre dalla composizione equilibrata, tanto da essere ricordato nelle celebri "Vite" del Vasari come "pittore senza errori" per la sua armonia esecutiva. Speciale attenzione viene sempre prestata alle rese anatomiche , indagate con esattezza, capaci di comunicare vigore ed eleganza.
All’interno del chiostro si trova un busto in terracotta policroma di Sant’Antonino Pierozzi. Al 1455 risale infatti il primo statuto della Compagnia dello Scalzo, approvato da Antonino Pierozzi allora arcivescovo di Firenze. Da un celebre “Capitolo” del 1631 si tramanda che la confraternita era retta da un Governatore, due Consiglieri, un Provveditore, un Sindaco, uno Scrivano, un Camerlengo, sei Visitatori d'infermi, sei Limosinieri, due Maestri di Novizi, due Cerimonieri, due Sagrestani, sei Riformatori (o Conservatori), un Correttore, un padre spirituale, un medico e un servo. Ciò da idea della dimensione notevole raggiunta della confraternita. La Compagnia fu soppressa dal Granduca Pietro Leopoldo nel 1785: l'oratorio annesso al chiostro andò distrutto con l'ampliamento di Via Cavour ed il chiostro passò inizialmente all'Accademia di Belle Arti, poi restaurato e aperto come piccolo museo statale.
Sono affezionata a questo luogo che mi regala sempre una dimensione contemplativa, un’atmosfera rigenerante anche nel pieno della stagione estiva, quando molti dei luoghi centrali di Firenze (e la calura) rischiano di soffocare turisti e guide stesse. Unico neo del chiostro? Avere orari molto ristretti di apertura. Un vero tesoro, spero che sia sempre più valorizzato. Una visita, seppur breve, sarà sempre in grado di comunicare un senso di pace interiore.